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In breve
Dalla scelta dell'insetticida fino alla tempistica di intervento sono cinque le cose da sapere su cocciniglia per mettere in campo una strategia di difesa della vite vincente
I viticoltori italiani, sia da vino che da tavola, hanno dovuto fronteggiare negli ultimi anni un aumento della pressione di cocciniglia sui vigneti. La Puglia è sicuramente la regione più colpita, ma anche in Trentino e in Emilia Romagna questi insetti stanno dando del filo da torcere agli agricoltori.
Tra le diverse specie di cocciniglia presenti sul territorio italiano (Heliococcus bohemicus, Neopulvinaria innumerabilis, Pulvinaria vitis, Parthenolecanium corni, Parthenolecanium persicae e Targionia vitis) quelle più insidiose sono Pseudococcus comstocki e Planococcus ficus ed in certi areali stano creando grossi problemi ai viticoltori.
P. ficus, chiamata anche cocciniglia farinosa (a causa del colore biancastro), è la specie più impattante, soprattutto negli areali del Sud Italia. Nutrendosi di linfa produce abbondante melata che imbratta foglie e frutti con il successivo sviluppo di fumaggini. Compie da 3 ad 8 generazioni all'anno e la femmina è particolarmente prolifica. Le prime neanidi si sviluppano in aprile a danno di germogli e foglie, mentre la seconda generazione si sposta verso il grappolo, dove può rimanervi fino alla vendemmia.
A causa della suzione di linfa le cocciniglie provocano un indebolimento generalizzato della vite e un decadimento della qualità delle uve. Inoltre aprono la strada alle fumaggini e possono essere vettore di virus come quello dell'accartocciamento fogliare e del legno riccio.
Difendere le viti in maniera efficace è dunque indispensabile per garantire produzioni abbondanti e di qualità. Per mettere in campo una difesa valida e sostenibile è utile tenere in considerazione queste cinque criticità:
La cocciniglia è particolarmente insidiosa in quanto i danni che provoca non sono immediatamente evidenti. Inoltre la presenza non omogenea, ma a focolai, e la tendenza a ricercare nicchie rende più difficoltosa la sua individuazione.
Per questo motivo, come ricordato dal professor Edison Pasqualini (Ricercatore UniBo) in un articolo apparso sull'Informatore Agrario (23/2017) “Spirotetramat è un insetticida da applicare con tempestività quando si rilevano le prime forme mobili di P. ficus in attività o anche solo se si è a conoscenza della presenza”.
Non bisogna dunque aspettare di vedere i primi danni per intervenire, perché il rischio di trattare quando la produzione è già stata compromessa è elevato.